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08 giugno 2022

Il Papa, il frate e il marinaio: il caffé arriva a Cuba

Mentre in India il caffè viene rocambolescamente impiantato dall'avventuroso pellegrino Baba Budan, in Europa si inizia ad assaggiare la bevanda nera grazie ai contatti con l'Impero Ottomano. L'ascesa del caffè in Europa è lenta e contrastata, e servirà oltre un secolo perché divenga una bevanda di uso comune nel nostro continente.

Verso la fine del Cinquecento, come membro della missione diplomatica della Serenissima al Cairo, il medico e botanico Prospero Alpini pubblica in un suo libro il primo disegno della pianta del caffè mai fatto da un europeo. Non passa molto prima che i mercanti veneziani inizino a portare in Europa la nuova bevanda, tramite l'Impero Ottomano.

Il consumo di caffè, come già accaduto nell'Impero Ottomano, deve però superare il vaglio delle autorità religiose. A differenza di quanto avviene in Oriente, però, il processo è abbastanza indolore: Papa Clemente VIII, cui viene chiesto se ritenga il caffè una bevanda che può indurre al peccato, replica che il vero peccato sarebbe lasciare ai soli infedeli il consumo di una così gustosa prelibatezza! La ragione per cui i cristiani accolgono favorevolmente il caffè, così come i moltissimi nuovi alimenti provenienti da tutto il mondo nell'epoca delle scoperte geografiche. è probabilmente religiosa. Cristo stesso dice (Mt 15, 11): "Non ciò che entra nella bocca rende impuro l'uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l'uomo!". Il messaggio è chiaro: ciò che è nel cuore dell'uomo determina la sua bontà, non quello di cui si nutre. Mentre nell'impero Ottomano si procede, alternativamente, a bandire o permettere a colpi di fatwa il consumo del caffé che l'impero stesso produce, gli europei iniziano ad apprezzare la bevanda che sta per conquistare i continenti.

Il Seicento, che si apre con l'avallo pontificio al caffè, vede ben presto diffondersi le caffetterie in tutta Europa. I punti di ingresso del caffè nel nostro continente sono i porti di Trieste e Venezia e, più tardi, Amsterdam. Accolta subito con entusiasmo, soprattutto dalle classi più agiate, la nuova bevanda si guadagna presto un posto nella società europea. I locali dove si serve il caffè divengono un luogo di ritrovo analogo alle terme nell'Antica Roma: vi si discute di politica, affari, pettegolezzi, insomma, di tutto quanto riguarda la vita comune.

Mentre l'Europa inizia a gustare il caffè, un mercante di Anversa fa un piccolo gesto che avrà grandi conseguenze. Nell'indifferenza di molti. si procura qualche seme di caffè e lo porta in Olanda. Servono quarant'anni per far acclimatare le piante nelle serre di Amsterdam, ma quando questo avviene, l'Olanda ha la possibilità di impiantare il caffé nelle sue colonie: India meridionale, Ceylon - attuale Sri Lanka - e Giava, nell'odierna Indonesia.

La cultura del caffé, intanto, si fa strada in Europa grazie anche alla vittoria cristiana nell'assedio di Vienna. il Beato Marco d'Aviano viene incaricato dal Papa di formare una coalizione per difendere  l'Austria dagli Ottomani. Quando i difensori mettono in rotta l'esercito turco, questo abbandona numerosi sacchi di caffè nel suo accampamento. Marco d'Aviano pensa di mescolare il caffè con il latte e inventa una bevanda che prende il nome dall'Ordine in cui il frate è inquadrato. il cappuccino. Vienna diviene uno dei maggiori centri europei di consumo di caffé, e nei due secoli successivi Trieste rimane il porto da cui l'Impero Asburgico fa transitare gran parte del caffè che importa.

Tornando al lato della produzione, alla fine del Seicento, il caffé delle Indie Olandesi ha scalzato quello ottomano sul mercato europeo e detiene un quasi monopolio. La ricchezza che deriva all'Olanda da questa situazione preoccupa non poco la confinante potenza francese, che si procura con difficoltà due piantine di caffé e le affida a un marinaio, Gabriel de Cleu. Siamo nel 1720 e de Cleu, dopo un avventuroso viaggio a cui solo una delle due preziose piante sopravvive, riesce ad avviare la coltura del caffè a Martinica, nelle Antille Francesi. Da lì, ben presto, il caffé si diffonde in tutti i Caraibi. Una delle colture di maggior successo tra quelle derivanti dall'impresa di de Cleu è quella di Cuba: dal 1748, quando vi fu impiantato, il caffé ha plasmato i paesaggi isolani. Nella prima metà del Novecento, Cuba arriva a esportare ventimila tonnellate di caffé all'anno. A causa dell'embargo imposto dopo la rivoluzione del 1962, Cuba per decenni smette di vendere all'estero il pregiato frutto. Solo negli ultimi tempi è stato possibile tornare ad assaporare il caffé cubano, e Ilmur non si è fatta scappare l'occasione: la nostra varietà Coquito vi porta tutto l'aroma della lussureggiante Cuba!

 

 

 

 

 

 

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